Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI
Spello, 13 agosto 2024 – I sacri bronzi della collegiata di San Lorenzo risuonano gioiosi, scandendo il ritmo della giornata e catturando l’attenzione dei numerosi turisti che, nonostante il caldo di mezzogiorno, percorrono via Garibaldi, affascinati dal borgo.
Solo un cagnolino sembra contrariato, ululando in piazzetta Mazzini come se protestasse contro quel “baccano” che, per le sue orecchie sensibili, pare una bordata di artiglieria.
«È un cane comunista!» esclama scherzando Domenico Pascucci (nella foto), mentre ci aspetta vicino a via Due Ponti, dove si trovano i tre ampi locali concessi in uso dal Comune alla Gens Flavia.
Mentre ci incamminiamo verso via Due Ponti, un commerciante si avvicina a Domenico chiedendogli in prestito un accessorio della Gens Flavia per allestire la vetrina del suo negozio e partecipare al concorso “Angoli di storia” indetto dall’Associazione Hispellum.
Domenico accetta subito di buon grado, perché nella sede ha elmi da legionario, scudi, spade e vestiti a iosa. Basta anche un piccolo oggetto per organizzare una vetrina di successo e la partecipazione dei commercianti è corale.
Intanto, l’aria della grande rievocazione storica è già palpabile. Spello è in fibrillazione per l’attesissimo ritorno delle pagine di storia dell’età romana. Il rilancio della festa dopo due anni di pandemia e il programma ricco di eventi lascia ben sperare per un grande successo della 13^ edizione che occuperà la settimana dal 18 al 25 agosto.
Con Domenico Pascucci andiamo prima in visita alla taverna, poi ci apre la porta del vecchio teatro dove sono depositati scenografie, costumi e attrezzature varie e, infine, ci guida alla falegnameria artigianale dove sono stati realizzati tanti oggetti.
«Abbiamo sempre lavorato con il sorriso sulle labbra», rammenta Domenico. «Con passione e grinta, abbiamo realizzato tante cose straordinarie, dimostrando che l’unione è davvero la forza di una manifestazione.
Quando ci si stringe insieme, si possono raggiungere traguardi che sembrano impossibili»
L’antesignana della rievocazione è stata tua moglie, Patrizia Buono.
«Tutto è cominciato con Patrizia», racconta con entusiasmo Domenico Pascucci. «Lei si innamorò perdutamente di una delle più straordinarie testimonianze dell’epoca augustea: il Rescritto di Costantino, scoperto nel 1733 nei pressi del teatro romano. Non è stato un inizio facile, ma con la determinazione e il sostegno incondizionato della sua famiglia e dei suoi più cari amici, Patrizia riuscì a organizzare la primissima edizione dell’evento. A dare il loro prezioso contributo storico ci pensarono la professoressa Maria Lolita Peppoloni e l’archeologa Giuliana Galli.
La prima cena romana in Piazza della Repubblica si trasformò in un vero e proprio tripudio di sapori e tradizioni, con lunghe tavolate colme di persone, tutte immerse in un’atmosfera unica e vibrante».
Per le sfilate i costumi furono presi a noleggio?
«No, le prime sfilate videro in scena costumi verosimili all’epoca, realizzati dalle donne di Spello. Negli anni successivi fu un successo in crescendo, non solo di costumi ma anche di iniziative grazie al nostro terziere Mezota. Riuscimmo a coinvolgere la comunità e cambiare il format della festa, introducendo nuove attività, come le cene sotto un grande tendone. Successivamente, per la festa della bruschetta, allestimmo in piazza una “chiusa” verticale di 12 ulivi come simbolo delle nostre colline e del pregiato olio extra vergine di oliva. Fra questi ulivi abbiamo consumato la cena. E’ stata anche l’occasione per iniziare una collaborazione con l’Accademia Italiana della cucina, vincendo pure il primo premio».
Chi ha creduto per primo nel sogno della festa romana voluta da Patrizia?
«I primi a scommettere su questa visione sono stati Sandro Vitali, all’epoca sindaco, e il suo vice Antonio Luna. Se la festa romana ha avuto un inizio significativo, è grazie al loro impegno e alla loro lungimiranza. Oggi, Vitali è il Presidente di Hispellum e, con grande maestria, ha saputo rinnovare l’evento, portando ordine e innovazione anche nel nostro Terziere.
Nonostante fosse il terziere più ricco di materiali e costumi, era stato un pò trascurato. Il più ricco – sottolinea – grazie al supporto di varie aziende, che ci hanno fornito ferri e legni preziosi.
Ora, tutto il materiale è a disposizione di Hispellum, inclusi gli spettacolari allestimenti scenici, come la maestosa aquila, collocata con l’ausilio di una gru all’ingresso tra le torri di Properzio».
Qual era il sogno di Patrizia?
«Il suo sogno era di trasformare le strade di Spello in un grande convivio sotto le stelle, con 15 lunghe tavolate che unissero tutta la comunità, dove ogni abitante avrebbe contribuito con una propria specialità. Patrizia desiderava anche dare vita a un simposio all’interno della magnifica Villa dei Mosaici, servendo piatti ispirati alle splendide scene di vita quotidiana rappresentate nei mosaici stessi. Anche se ci ha lasciati troppo presto, siamo certi che, da lassù, continuerà a ispirarci e a guidarci».
Qual è il futuro che attende Hispellum?
«Sotto la guida di Sandro Vitali, la rievocazione storica ha preso slancio, con l’organizzazione di convegni, la promozione del concorso vetrine e l’apertura della disfida delle bighe ad altre città già dallo scorso anno. Ora, è il momento di continuare su questa strada, con una maggiore consapevolezza da parte degli abitanti di Spello e un occhio attento a uno sviluppo sostenibile della festa.
Personalmente, coinvolgerei in modo più ampio le scuole, e di riflesso anche i genitori, sempre pronti a dare il loro contributo. Durante l’anno, però, è fondamentale organizzare eventi paralleli per mantenere vivo lo spirito della festa e sfruttare appieno i luoghi storici della città.
La valorizzazione turistica del territorio passa anche attraverso questi eventi, coinvolgendo attivamente i commercianti locali».
E per quanto riguarda le bighe trainate dai cavalli tu sei molto critico. Perchè?
«Si, non sono d’accordo e spiego perchè. La festa ha preso vita con le bighe trainate a mano dagli atleti, ed è così che doveva rimanere. La corsa era molto più scenografica rispetto a quella attuale con i cavalli. C’era un fascino particolare nel vedere il lancio del pilum sul bersaglio. Forse sarò nostalgico, ma c’è una logica anche storica in ciò che dico».
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