Perugia, 21 nov. 2024 – Da Martina Leonardi di Insieme per un’Umbria Resistente riceviamo e pubblichiamo la seguente nota. Ci dispiace dopo sole 48 ore dall’elezione della Presidente Proietti dovervi dire: “ve lo avevamo detto!”.

Sgombriamo subito il campo da illazioni inutili: queste non sono le parole di coloro a cui brucia una sconfitta elettorale ma di coloro che credono fermamente che la politica non possa fermarsi alla campagna elettorale: se si ha un’idea di società equa, se la politica la viviamo giornalmente, se si vogliono tutelare i diritti dei cittadini e delle cittadine, non si può sparire alla prima sconfitta ma si deve continuare a denunciare e costruire per il benessere di tutti e tutte.
Torniamo al punto: Proietti non ha fatto in tempo a traslocare da Assisi a Perugia che è passata da “sanità pubblica universale” a “co-progettazione con il privato”.. la domanda è cosa cambia da ciò che ha fatto e detto Tesei?
E visto che vogliamo essere costruttivi e non dis-truttivi (soprattutto con sommo rispetto degli elettori e delle elettrici) vorremmo porre delle domande:
Cara Presidente,
sa che è proprio quella commistione tra pubblico e privato a depotenziare il servizio sanitario pubblico? Le spiego perché, servirsi del pubblico in uno scenario in cui vi è carenza di personale sanitario crea una “transumanza” di medici da un settore all’altro. Questo per vari motivi, comodità oraria, guadagni più alti, responsabilità inferiori.
È grazie al privato che molti dei nostri ospedali e reparti si trovano in carenza di personale e quindi costretti man mano ad essere ridimensionati o chiusi.
Un esempio concreto è quello dei consultori, oltre alla volontà politica di chiuderli, molti ginecologi e ginecologhe preferiscono lavorare dal privato piuttosto che in un consultorio: è più comodo.
Spiego ancora meglio: “il supporto alla sanità pubblica” da parte del privato, a cui fa riferimento, ad esempio eseguendo esami, analisi o trattamenti, è quello che toglie risorse economiche al pubblico e lo depotenzia ulteriormente, rendendolo sempre più inefficiente da un lato, e rendendo quindi sempre più necessario il ricorso al privato dall’altro. Questo crea una spirale che si può concludere con una sanità privata “in salute”, e una pubblica nel disastro.
Esattamente come è stato fino ad oggi con Tesei.
Altra domanda: non sarà mica che pensa di coprogettare il pubblico privato con le famose assicurazioni sanitarie? Sappiamo dei legami storici tra Pd e Unipol … e guarda caso Unisalute e LegaCoop stanno facendo una pubblicità massiccia a questo nuovo bellissimo prodotto di consumo: la salute sullo scaffale.
Lo ripetiamo con forza per far funzionare la sanità non serve il privato, serve investire solo nel pubblico, creare case di comunità, riportare i medici dal privato dentro il pubblico attraverso un aumento degli stipendi e un miglioramento delle condizioni lavorative di tutti i sanitari.
Insomma come scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa e come succede ad ogni elezione: “perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” ….

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