Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI

Valtopina (Pg), 4 aprile 2025 – Valtopina si è fermata. Tutto il paese si è raccolto per dare l’ultimo saluto a Devid Ranieri Mazzatinta.

La chiesa parrocchiale era gremita, così tanto che molti sono rimasti fuori, immobili, in un silenzio denso di commozione. Tra la folla, tanti giovani. Perché Devid era uno di loro: solare, aperto, forte come un fiore di montagna capace di resistere alle raffiche del vento. Ma questa volta il vento è stato troppo impetuoso.

Il rito funebre, celebrato dal parroco don Simone Marchi, ha visto la partecipazione di don Franco Valeriani, storico parroco del paese e fondatore della comunità “La Tenda”, e del cappellano dell’ospedale, Piergiorgio Selvi.

È stato lui a ricordare le notti infinite di veglia della mamma Francesca Leboroni, accanto al letto di suo figlio, mentre Devid alternava momenti di lucidità a sguardi persi nel vuoto, come se la malattia lo trascinasse lontano, un passo alla volta.

Quando il feretro, coperto da un cuscino di rose bianche, è uscito dal sacrato per l’ultimo viaggio verso il camposanto, la folla ha fatto il segno della croce. Qualcuno si è anche inginocchiato, mentre il suono della campana della chiesa di San Pietro Apostolo rompeva il silenzio. Un rintocco profondo, quasi un abbraccio: a Devid, il cristiano, il figlio, l’uomo, lo sportivo.

Dopo anni di battaglia contro la malattia, il suo corpo si è spento, quasi a volersi liberare dal dolore. Ma la morte di un giovane è un’ingiustizia che lascia senza parole. Davanti a essa i pensieri si accavallano, le domande restano sospese. Si trova però conforto nel vedere che la vita e la morte non appartengono solo a chi le vive, ma all’intera comunità che lo circonda.

Ungaretti scrisse che “la morte si sconta vivendo”, ma di fronte a un destino così crudele sembra vero il contrario. La morte di un giovane ha il sapore di un torto, di un’ingiustizia. Gli antichi lo sapevano bene: “Muore giovane chi agli dèi è caro”, non come un’illusione consolatoria, ma come il riconoscimento di una legge dura e misteriosa, quella dell’invidia divina.

Forse Devid aveva troppo, forse il destino ha voluto riprenderselo troppo presto. E così, il dolore di uno è diventato oggi il dolore di tutta la piccola comunità. Perché quando un giovane se ne va, finisce una favola. E a noi resta solo il silenzio, rotto dal rintocco del bronzo di una campana.

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