Terni, 2 maggio 2025 – Si è tolto la vita in carcere. Un detenuto italiano, ristretto nella casa circondariale di Terni, si è ucciso in cella nel tardo pomeriggio di ieri.  Era ristretto per reati contro la famiglia. La notizia è stata diffusa da Fabrizio Bonino, segretario umbro del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria). L’uomo si trovava in cella con un altro detenuto; ogni tentativo di salvarlo è risultato vano.

“Di fronte all’ennesima tragedia avvenuta in un carcere tutti abbiamo il dovere di fare qualcosa, non è più possibile far finta di niente. La Regione vuole fare, e sta facendo, la sua parte chiedendo risposte al Governo”.

A parlare così è la presidente della Regione Stefania Proietti che, appresa la notizia del suicidio di un detenuto avvenuto ieri nell’istituto penitenziario di Terni, si è sentita con il direttore del carcere Luca Sardella a cui ha espresso il cordoglio per la ennesima dolorosa perdita di una vita e la vicinanza e la solidarietà al personale tutto dell’istituto che è sempre più provato dalla insostenibilità della situazione.

La presidente ha anche ricordato che la Regione continua a denunciare, sin dai primi giorni dell’insediamento, i problemi che affliggono le carceri umbre, dal sovraffollamento alla carenza di personale, alle carenze strutturali di un sistema carcerario sovradimensionato rispetto alla popolazione in cui i detenuti sono inviati da altre regioni .

Pochi giorni fa, ancora una volta, la presidente della Regione Stefania Proietti ha scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio per sollecitare la risoluzione delle questioni che attengono le quattro strutture regionali.

Nella lettera la presidente ha ricordato i gravissimi e ripetuti episodi di violenza che continuano a susseguirsi, in una situazione che desta oggettivamente allarme, esprimendo una profonda preoccupazione sia per le condizioni di sicurezza in cui si trovano a dover lavorare gli agenti e il personale, militare e civile, addetto alla gestione delle carceri, sia per le drammatiche condizioni in cui vivono quotidianamente i detenuti”.

Sul caso è intervenuto anche il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che ha parlato di una sconfitta per lo Stato e di un evento che segna profondamente gli agenti di polizia penitenziaria: “Spesso sono giovani e lasciati soli nelle sezioni, senza personale sufficiente”. Capece ha invocato un intervento strutturale, richiamando le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel discorso di fine anno aveva chiesto una profonda riforma del sistema penitenziario.

 

 

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