
di GILBERTO SCALABRINI
PERUGIA, 5 mag. 2025 – Già dalle 10:30, l’atmosfera nella splendida chiesa di San Pietro era pervasa da una dolce vibrazione: il suono soave dell’armonium si mescolava ai canti del coro, intonati in memoria di un uomo che ha lasciato un segno profondo. L’aria, intrisa dell’inebriante profumo d’incenso, accendeva i ricordi di una vita spesa al servizio della scienza e della fede.
Sul sagrato, davanti all’altare, la bara con le spoglie di padre Martino Siciliani riposava a terra. Sopra, un mazzo di lilium bianchi; altri fiori dello stesso tipo decoravano la balaustra della chiesa, in un silenzioso ma eloquente tributo alla sua figura.
Tantissimi i presenti per l’addio al celebre scienziato, monaco benedettino e direttore dell’antico osservatorio sismico “Andrea Bina”, situato proprio all’interno del complesso monastico. La chiesa era gremita: amici, fedeli, colleghi e semplici cittadini, tutti con gli occhi lucidi nel rendere omaggio a chi per decenni è stato punto di riferimento per la comunità scientifica e spirituale.
In prima fila, anche il geologo Michele Arcaleni, indicato da padre Martino, per volontà testamentaria, come suo erede nella guida scientifica dell’osservatorio “Andrea Bina”.
Tra le autorità, anche il sindaco di Perugia, Vittoria Ferdinandi, che ha fatto solo una breve apparizione, suscitando interrogativi tra i presenti per l’assenza del Gonfalone comunale, nonostante padre Martino fosse iscritto all’Albo d’Oro della città – la più alta onorificenza civica.
A celebrare il rito funebre è stato dom Donato Ogliari, abate della comunità benedettina di San Paolo fuori le mura, affiancato in concelebrazione dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Ivan Maffei. Nell’omelia, il presule ha tracciato un commosso ricordo del sacerdote-scienziato: “Ha terminato la parabola della vita per entrare nell’eternità. La malattia lo ha piegato nel corpo, ma non nello spirito”.
Mons. Ogliari ha voluto sottolineare anche il carattere vivace di padre Martino, ricordandolo come un uomo “esuberante” che richiedeva pazienza e comprensione da parte di chi gli stava vicino.
Da ben settant’anni padre Martino viveva in monastero: vi era entrato giovanissimo, a soli 14 anni. “Aveva uno sguardo sempre accogliente verso tutti”, ha ricordato più volte dom Ogliari. Come sismologo, dirigeva l’osservatorio dal lontano 1971, diventando una figura di riferimento per l’INGV e per tutto il Paese.
“Quando un monaco muore – ha concluso l’abate – conforta e commuove la perseveranza. Anche don Martino, a modo suo, ha saputo lasciare una traccia profonda. Ora, da lassù, continuerà ad accompagnarci”.
Infine, un pensiero di gratitudine per coloro che lo hanno assistito nei mesi della malattia, alleviando – per quanto possibile – il peso della sofferenza.
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