Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI

Assisi, 10 maggio 2025 – C’è una festa ad Assisi che non somiglia a nessun’altra. È il Calendimaggio, l’anima pulsante della città, dove ogni anno sacro e profano, mito e storia, realtà e poesia si intrecciano in uno spettacolo che toglie il fiato. (Nella foto, una scena di Parte de Sotto)

Una celebrazione collettiva in cui generazioni si uniscono per trasformare il cuore medievale di Assisi in un teatro a cielo aperto, dove tutto è possibile.

Dietro le quinte, un esercito silenzioso di volontari lavora per mesi: giovani e meno giovani che con passione e naturalezza si calano nei panni di personaggi presi in prestito dalla storia, dalla Bibbia, dalla letteratura e dalla fantasia. Sulla scena, recitano, danzano, raccontano, fanno sognare.

Ogni dettaglio è pensato con precisione: dai costumi cuciti a mano alle scenografie monumentali, dalle musiche scelte con cura alle coreografie perfette. Il risultato? Un crescendo di emozioni, applausi, occhi lucidi. Il pubblico resta incantato, ogni sera. E anche gli esperti del settore, ormai, non nascondono più l’ammirazione per la qualità artistica raggiunta.

Ieri sera le due Parti hanno regalato due autentici capolavori. Due spettacoli straordinari che solo delle menti geniali possono essere artefici di questo straordinario cosmo, il cui spessore qualitativo dà la mortale certezza di una immortalità già raggiunta.

La Magnifica Parte de Sotto ha portato in scena la storia di Guglielmo, potente condottiero medievale, che vede nella visione della propria morte un ammonimento divino.

Lo spettro dell’inferno lo costringe a guardarsi dentro: il guerriero si scopre uomo, marito, padre. Si pente, si confessa, chiede perdono. Parole struggenti accompagnano la sua rinascita: «Perdona, se tu puoi, questo peccante. Rendilo degno de guardare innante».

Una rappresentazione intensa, profonda, che mette in scena il delicato confine tra colpa e redenzione, tra peccato e primavera dell’anima.

La Nobilissima Parte de Sopra, invece, ha giocato con la paura del male e la speranza nel bene. In scena, una città armoniosa viene corrotta dal demonio.

Ma è l’invocazione alla cattedrale di San Rufino a far discendere le schiere angeliche e a riportare la luce.

Il corteo si trasforma in un inno alla resurrezione della bellezza e della giustizia, un elogio alla forza purificatrice della primavera.

Sulle tribune, emozionata anche la presidente della Regione Stefania Proietti: «Il Calendimaggio è l’anima di Assisi, la nostra storia. In queste scene – mi dice – c’è tanto di laico ma anche di sacro. Qui i giovani di Assisi e delle frazioni, ogni anno, realizzano un sogno. Viva il Calendimaggio, viva Assisi, viva i partaioli tutti!»

Ed è proprio così: il Calendimaggio non è solo uno spettacolo. È un rito collettivo che unisce e rinnova, che brucia il passato come un fuoco e lo trasforma in energia nuova. Un teatro dell’anima in cui la città si specchia e si ritrova, bellissima e viva, come in un sogno medievale che non smette mai di emozionare.

 

(46)

Share Button