
Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI
ASSISI, 11 mag. 2025 – Ieri pomeriggio la piazza si è fatta teatro e il Calendimaggio ha acceso la miccia con uno dei momenti più attesi e gustosi dell’intera festa: i bandi di sfida.
Un appuntamento che, come da tradizione, unisce il gioco alla parola, la satira al protocollo, in un equilibrio perfetto tra finzione storica e realtà cittadina.
Quest’anno, però, tra le righe in rima della Magnifica Parte de Sotto si è letta una sottile, raffinata ironia, un garbato ma inequivocabile “pizzicotto” alla Nobilissima Parte de Sopra.
Oltre a Francesco, inizialmente smemorato, si è calato dall’alto anche San Paolo, sottolineando che anche lui è “rosso”, esattamente come i colori della Parte De Sotto e che non ha mai ceduto alle lusinghe della Parte De Sopra.
I rossi, dal canto loro, hanno scelto la via del sorriso colto, affidando al verso un pensiero critico che suona come un elegante monito: troppo fumo, poche lanterne, e magari qualche eccesso di autocompiacimento tra le fila della Parte avversa.
Il tutto con uno stile che non rinuncia alla cortesia, ma affonda la lama con una carezza: “Più che di storia, qui si parla di teatro”, sembrano dire, con un cenno alle messe in scena giudicate forse troppo “letterarie” o studiate a tavolino.
Non si è fatta attendere la risposta dei Mammoni. La Nobilissima parte de Sopra ha indossato l’armatura della memoria e, brandendo il verbo, ha richiamato – senza nominarli, ma lasciando intendere – i ricorsi che la Parte de Sotto avrebbe presentato negli ultimi tre anni per tentare di ribaltare i verdetti della festa stesi dai giurati.
Una frecciata in piena regola, pronunciata con la compostezza di chi si sente dalla parte della ragione, ma non rinuncia al sottile piacere di ricordarlo pubblicamente.
Tra i versi, gli applausi e qualche risata complice, il messaggio è arrivato chiaro: il Calendimaggio è anche dialettica, confronto, stile. E se le due Parti si sfidano a colpi di tamburi, cori e costumi, non meno affilata è la loro lingua.
In questa partita, a vincere è l’intelligenza, quella che sa parlare alla città con un sorriso e con la giusta dose di veleno, sapientemente diluito nel miele della tradizione.
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