
Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI
GUBBIO, 16 mag. 2025 – La città ha tremato. Di gioia, di emozione, di paura. Ieri, nel giorno più atteso dell’anno, Gubbio è tornata a vibrare con la Festa dei Ceri, una celebrazione che unisce tradizione, devozione e adrenalina in un solo, gigantesco respiro collettivo. È la festa di tutti, ma soprattutto è la festa di Sant’Ubaldo, il patrono che accende il cuore della comunità.
Per Vittorio Fiorucci, ex Capodieci e già presidente della famiglia dei Sangiorgiari, è stata la prima volta da sindaco: un debutto solenne, nel giorno che più di ogni altro definisce l’identità e lo spirito eugubino.
A trionfare, come da tradizione ma mai come certezza, è stato il Cero di Sant’Ubaldo, che ha chiuso per primo il portone della Basilica sul Monte Ingino. Ma la corsa non è stata priva di colpi di scena: un momento drammatico ha fatto trattenere il fiato a tutti, quando il cero è caduto in via XX Settembre, a pochi passi da Largo Mastro Giorgio. I ceraioli, con forza e sangue freddo, lo hanno rialzato e restituito alla festa la sua dignità e il suo passo.
La giornata è cominciata prima dell’alba, come impone la tradizione. I tamburini hanno risvegliato Gubbio alle prime luci, dando il via a un susseguirsi di riti carichi di significato. Toccante la visita al cimitero per omaggiare i ceraioli scomparsi, seguita dalla messa alla chiesetta dei muratori, dove don Mirko Orsini ha ricordato che “siamo al servizio della Festa perché possa sempre emergere l’amore verso Sant’Ubaldo”.
Durante la cerimonia, si è anche svolta l’estrazione dei futuri Capitani per l’edizione 2027: Gianluca Lorenzi (Primo) e Fabrizio Monacelli (Secondo), che prenderanno il testimone da Daniele Pencedano e Stefano Pauselli, designati per il 2026.
Alle 12.15 in punto, davanti a una marea umana di oltre 10 mila persone, Piazza Grande si è infiammata con l’Alzata: le tre statue dei Santi sono state issate in cima ai Ceri in un’esplosione di voci, colori e rintocchi del Campanone. Un rito perfetto, scandito da gesti antichi e dalla passione dei Capodieci: Giuseppe Piccioloni per Sant’Ubaldo, Giuliano Baldelli per San Giorgio e Mattia Martinelli per Sant’Antonio.
I pesanti Ceri – macchine a spalla tra i 263 e i 287 chili – hanno compiuto le tradizionali “birate” intorno al pennone, prima di uscire dalla piazza ed entrare nel cuore della città, simboli viventi della Regione Umbria dal lontano 1973.
Dietro la festa, però, anche l’impegno silenzioso di chi assicura la sicurezza: ben 46 gli interventi sanitari fino alle 13, gestiti dai tre presìdi medici di Palazzo dei Consoli, Comunale e Pretorio. Tra i casi registrati: crisi epilettiche, dolori toracici, svenimenti, attacchi di panico, vertigini, ferite e traumi minori. Cinque le persone accompagnate al pronto soccorso dell’ospedale di Branca.
Nel pomeriggio, la processione con la reliquia di Sant’Ubaldo ha attraversato la città fino alla Calata dei Neri, preludio alla corsa finale: alle 18 è partita la “Folle corsa”, che quest’anno ha subito una storica deviazione a causa del cantiere in Piazza 40 Martiri. I Ceri hanno così percorso via Cavour passando per le Logge, evitando la Chiesa di San Francesco e la Farmacia Comunale.
Alle 20, come da tradizione, la corsa si è conclusa (almeno liturgicamente) nel luogo più sacro per ogni eugubino: la Basilica di Sant’Ubaldo, in cima al Monte Ingino. E lì, ancora una volta, Gubbio ha consegnato il suo cuore al cielo.
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