
Francesca Di Maolo alla Cosp18: “I diritti non bastano se restano principi astratti, serve renderli vivi perché ognuno ha il diritto di costruire la propria identità”
Assisi, 13 Giu. 2025 – “La dignità non si difende solo garantendo assistenza, ma si afferma quando diamo a ognuno la possibilità concreta di esprimere se stesso, di costruire relazioni, di partecipare alla vita”. Così Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, ha aperto il suo intervento alle Nazioni Unite in occasione della Cosp18, la Conferenza degli Stati Parte della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il Serafico, su invito della Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, è stato tra i protagonisti del side-event ufficiale dedicato al diritto a una vita piena e partecipata, portando al Palazzo di Vetro una testimonianza concreta di un’Italia che non si limita a scrivere leggi, ma che le mette in pratica. “Nel nostro lavoro quotidiano – ha spiegato Di Maolo – traduciamo i principi della Convenzione Onu e della riforma italiana sulla disabilità in percorsi reali, costruiti intorno alla persona. Ogni percorso infatti è unico, come unica è ogni vita”.
Secondo Di Maolo perciò “non basta garantire cure e tutele, non è sufficiente parlare di diritti se poi non creiamo le condizioni per viverli. E questo vale per tutti, anche per chi vive con una disabilità complessa. Una persona non ha bisogno solo di essere curata ma di potersi realizzare, di raccontarsi, di avere il proprio posto nel mondo”.
Un principio, questo, profondamente legato anche alla Costituzione italiana, che riconosce la persona come centro della vita sociale e ne tutela la libertà e la dignità anche attraverso strumenti come l’arte, la cultura, lo sport, la partecipazione.
“Ognuna delle nostre attività – ha aggiunto Di Maolo – dai laboratori artistici al teatro, dalla musica al tempo libero, non serve a riempire le giornate, ma a dare forma alla propria identità. Perché è proprio lì, nel potersi raccontare, scegliere e rischiare, che nasce la dignità. Anche sbagliare e ricominciare è parte del diritto di esserci”.
Tra gli esempi portati all’ONU dal Serafico, il laboratorio di ceramica: un luogo in cui l’argilla diventa possibilità concreta di fare scelte, anche piccole, ma profondamente significative. “Scegliere un colore, una forma, un gesto – ha spiegato la presidente Di Maolo – significa prendere posizione nel mondo, dire: ci sono”. Nel modello-Serafico infatti il tempo libero non è un riempitivo, ma parte essenziale del progetto di vita. “È lì – ha aggiunto – che nascono relazioni vere e che si coltiva autonomia I nostri laboratori non sono attività collaterali ma spazi in cui ciascuno può riconoscersi e costruire la propria strada”.
Con la recente Riforma della Disabilità, l’Italia si presenta oggi come uno dei Paesi più avanzati nel riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Ma, come ha sottolineato Di Maolo il cambiamento vero non è solo normativo: “Le leggi ci hanno aperto la strada, ma il passo decisivo è quello culturale. È necessario cambiare, non fermarsi davanti alla disabilità, ma andare incontro alla persona. Vederla, ascoltarla, mettersi al suo fianco. E non per decidere al suo posto, ma per camminare insieme verso ciò che desidera diventare”.
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