Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI

Sant’Anatolia di Narco, 15 agosto 2025 – Prima arriva il profumo dell’erba tagliata, poi il frinire ostinato delle cicale. L’aria è fresca, ma sa di estate. La strada curva, stringe, e sembra di non andare da nessuna parte.

Poi, all’improvviso, tra il verde si apre uno squarcio: il campanile della chiesa che svetta verso il cielo, un pugno di case in pietra, strette l’una all’altra come per scaldarsi, ai piedi del monte Coscerno dove nidifica l’aquila. Questo è Caso, minuscola frazione del comune di Sant’Anatolia di Narco che non si offre al primo sguardo: si nasconde sotto la provinciale, quasi a voler premiare solo chi ha voglia di cercarla.

Dove il tempo è diverso

Un tempo era un castello: oggi restano l’antica porta e un tratto di mura, a raccontare secoli di storia. Qui il tempo non è fermo: scorre lento, si fa quiete. L’aria è fresca, il silenzio parla. Sopra, le cime del Coscerno e del monte di Mezzogiorno, che gli anziani usavano come meridiana.

Un’anomalia felice

In un’Italia interna che si svuota, Caso cresce. «Si sta ripopolando», dice il sindaco Tullio Fibraroli. Case acquistate, restauri, persino una coppia di olandesi che ha scelto di viverci. Merito del clima mite, della vicinanza alle arterie principali e – dettaglio strategico – della fibra ottica, che permette di lavorare da remoto senza rinunciare alla pace.

Sulle terrazze della Valnerina

Dalle sue stradine acciottolate, il panorama è una miniatura d’Umbria. Qui si respira la storia di chi non se n’è mai andato e di chi, dopo aver cercato altrove, è tornato. Persino l’ulivo cresce a 700 metri, grazie alla tenacia di agricoltori che scommettono sul futuro.

Radici e pietra

Custodi di memoria, gli anziani – Angelo e Gildo – tramandano proverbi e gesti antichi. Il passato vive anche nelle chiese: la romanica Santa Maria Assunta con affreschi del XV e XVI secolo, l’oratorio gotico di San Giovanni Battista, la Madonna a cavallo, Santa Cristina immersa nei boschi.

Dove la luce cambia e l’ulivo attecchisce 

Caso non è una cartolina, ma un palcoscenico che cambia luce con le stagioni. Una finestra fiorita, un muretto, una voce lontana: qui anche il silenzio ha qualcosa da dire. Lungo la strada del ritorno, mi imbatto in un oliveto d’alta quota. Una scommessa? Forse. Ma ben riposta. «Qui a 700 metri, anche l’ulivo trova casa. È stato impiantato da Giancarlo Carocci, che ha un’azienda agricola nel comune – spiega ancora il sindaco –. Le pianticelle hanno attecchito subito, grazie alla buona esposizione a sud e alla protezione dal freddo a nord. E non mancano neppure le piantine tartufigene».

(70)

Share Button