
Alle 21:30 la sfida che affonda le radici nella storia, tra ricordi epici, regolamenti cambiati e un rito che da 37 anni incendia il cuore di Montefalco
Dall’inviato GILBERTO SCALABRINI
Montefalco, 19 agosto 2025 – E’ iniziato il conto alla rovescia e questa sera Montefalco non avrà tempo per indugiare a tavola. Poco importa se il sale sarà troppo o il pepe mancherà del tutto: alle 21:30 il richiamo sarà uno solo, irresistibile, antico. (Nella foto di Pier Paolo Metelli il toro e i giostratori di san Fortunato in una edizione passata)
Tutti gli sguardi convergeranno sul campo de li giochi di viale delle Vittorie, dove la Fuga del Bove scriverà il suo epilogo.

Quattro giovani tori, due alla volta, entreranno in pista nel parcheggio di viale delle Vittorie allestito come arena, e saranno lanciati nella corsa con i colori che infiammano i Quartieri: il giallo di San Fortunato, il rosso di San Bartolomeo, il verde di Sant’Agostino e l’azzurro di San Francesco, quest’ultimo vincitore del Palio 2024 (nella foto di Pier Paolo Metelli ).

Intanto, Montefalco, la città di Benozzo Gozzoli, trattiene il fiato. In un ovale di 195 metri si consumeranno pochi, rapidissimi secondi che peseranno come oro. Il boato della folla accompagnerà giostratori e animali in una sfida di nervi e muscoli. L’attesa è febbrile: nei Quartieri l’adrenalina scorre, i maestri di corda curano ogni dettaglio, mentre i protagonisti – selezionati mesi fa tra campagne e montagne – si preparano al momento della verità. (nella foto di Pier Paolo Metelli il toro e i giostratori di sant’Agostino).

La scelta del toro non ammette errori: vitelli di 90 giorni, quasi tutti sempre di razza chianina, eleganza e potenza fuse in una falcata che sembra scolpita nella storia. Maurizio Scacaroni, volto storico del rosso San Bartolomeo, racconta: «La selezione inizia tra ottobre e novembre. Poi il vitello viene affidato a un contadino amico del Quartiere, meglio se nella stalla ci sono già altri bovini, così soffre meno il distacco dalla madre». (nella foto di Pier Paolo Metelli il toro e i giostratori di san Bartolomeo).

Da quel momento, scatta un rituale quasi maniacale: alimentazione controllata al grammo, cure costanti, allenamenti graduali. Emanuele Lubricchio, agronomo ed ex Priore di San Fortunato, rivela la ricetta segreta: «Niente mais e soia. Favino, avena per tonificare, fieno di primo taglio – l’oglietto – e foraggi di qualità. Ma le dosi devono essere calibrate, altrimenti l’addome si gonfia».
Ad aprile iniziano i primi allenamenti: leggere corsette tra le campagne, sotto lo sguardo attento dei Quartieranti. «Sono animali delicati – ricorda Lubricchio – bisogna stare attenti a ogni reazione, al freddo, ai rischi di malattie».
Un tuffo indietro nel tempo porta al 1988, vigilia di Ferragosto: la prima corsa dei bovi richiamò una folla immensa. Era il tassello mancante della Fuga del Bove, nata nel 1973 con la staffetta. Francesco Surano, ex Priore di Sant’Agostino, ancora ricorda: «Fu un ritorno clamoroso: il toro tornava protagonista, ma in una gara incruenta, lontana dalle antiche corse cruente di Montefalco».

Eppure quell’esordio resta leggendario. Il Quartiere di Surano schierò non un giovane toro, ma… una vecchia vacca da lavoro, Bianchina (nella foto). Carla Grisanti sorride ancora al ricordo: «Era di mio zio Luigi, tirava aratri e carri di fieno o carichi di botti di vino.

La sera della corsa – prosegue Carla (nella foto all’interno della sua enoteca in via Melanzio 7 nel centro di Montefalco)– le regalai per scaramanzia un corno rosso., perché tutti dicevano che Bianchina avrebbe fatto una figuraccia con i tre giovani tori. Invece li beffò clamorosamente e vinse la prima edizione, rimasta memorabile».
Da allora le regole cambiarono: alle vacche fu vietato correre, “per non stimolare – dissero gli organizzatori – i desideri dei tori”.
Il protagonista unico tornò a essere il toro. E dietro a questa rinascita c’era Mario Stemperini, indimenticato Priore di San Bartolomeo, che sognava addirittura una corsa nelle strade di Montefalco. Ma le pressioni animaliste e i rischi per la sicurezza spinsero l’Ente a trovare un’altra soluzione.
Fu così che nacque la formula attuale: il vecchio stadio “Artemio Franchi” trasformato in arena, con transenne robuste e misure di protezione. Da 37 anni, la corsa dei bovi continua a infiammare i Quartieri e a far vibrare il cuore della città.
E questa sera, ancora una volta, Montefalco tratterrà il fiato. Perché quando scatta la Fuga del Bove, non c’è tavola, strada o pensiero che tenga: resta solo il rombo di una folla e la corsa del toro, simbolo eterno di forza e tradizione.
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