di GILBERTO SCALABRINI

Foligno, 5 sett. 2025 – Un dio onnipotente. In terra, ha un nome e un volto: Luca Innocenzi. Non serve spiegare, basta ascoltare. Il sibilo della lancia che lacera l’aria, lo sguardo di ghiaccio che non ammette errore, l’ultimo anello infilato con la grazia e la ferocia di chi è nato per vincere. E poi, l’urlo: un boato che scuote pietre e cuori, un’esplosione collettiva che travolge la città, che la consacra al suo eroe. Perché certe vittorie non si raccontano: si vivono, si sentono sulla pelle, come una benedizione. Come un miracolo che si ripete, e ha sempre lo stesso protagonista.

Così è stato nella notte del 14 Giugno scorso. Il campione è entrato in campo per vincere. E ha vinto. Come solo lui sa fare, quando il cielo sopra il “campo de li giochi” si fa fuoco, tamburi e adrenalina. Quando il respiro si accorcia e il tempo pare fermarsi. Luca Innocenzi non ha solo corso: ha conquistato.

Con Altrimenti, ha strappato con testa e cuore la Giostra della Sfida come un maestro d’armi strappa l’applauso dopo una stoccata perfetta. Un assalto da fuoriclasse, costruito con la freddezza di chi la gloria la conosce, la sente, la vuole.  Un capolavoro di equilibrio, precisione e potenza. E sangue freddo, tanto sangue freddo. Perché non è stata una corsa facile. Fischi al suo ingresso, urla alla prima tornata, un tentativo di distrazione alla terza – qualcuno ha persino gridato che aveva perso un anello. Ma lui no.

Non si è scomposto. Non ha tremato. Ha risposto da campione navigato, piazzando tre tornate da manuale. Chirurgiche. Impeccabili.

Il tempo finale? 2.41.55. Da vertigine. Luca ha danzato tra gli anelli come se il tempo rallentasse solo per lui. E dietro, ha lasciato soltanto polvere e meraviglia. Quando il cronometro ha parlato, il popolo del Cassero è esploso. Un boato da stadio. Un urlo che ancora oggi, due mesi dopo, rimbomba nelle piazze e nei cuori di Foligno. Perché quella non è stata una vittoria qualsiasi. Quella è stata la Quintana della Sfida.

Della conferma. Della consacrazione.

«Volevamo questa vittoria con tutto il cuore», ha detto Luca, visibilmente emozionato, sotto una pioggia di applausi. «Il Cassero è la mia casa, la mia gente. Questo successo è nostro, di tutti. Lo dedico a mia figlia Bianca, che arriverà ad agosto».

E sì, è vero: questa vittoria è molto più di una conferma. È la prova viva e vibrante di un legame profondo tra cavaliere e cavallo, tra Uomo e Rione. Il binomio Innocenzi-Altrimenti ha funzionato come un orologio svizzero.

Ogni curva, ogni scatto, ogni appoggio sembrava mosso dallo stesso respiro.

Una sintonia che non nasce per caso, ma da giorni, settimane, mesi di lavoro, sacrificio, dedizione assoluta.

E guai a pensare che sia stato tutto facile. Gli avversari non hanno fatto sconti. Soprattutto i favoriti: Pierluigi Chicchini del Pugilli, Raul Spera del Giotti, Mattia Zannori dell’Ammanniti.

Quest’ultimo gli ha messo pressione fino all’ultimo secondo. Ma Innocenzi ha retto. Ha stretto i denti.

Ha trasformato la tensione in concentrazione. L’attesa in precisione. E alla fine, ha vinto. Di nuovo.

Come fanno i grandi. Come fa Luca Innocenzi.

(Tratto dalla rivista ECO, speciale Quintana, in distribizione gratuita pesso lo IAT a porta Romana, la biblioteca comunale in piazza del Grano e il foto studio Mazzocco in via Mazzini)

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