Una città in piedi per ricordare il grande Presidente della Quintana, tra aneddoti, memoria, nuove sfide e la voce di un mestiere che non muore. Applausi e commozione per Giorgia Cardinaletti premiata, riconoscimento speciale a Sergio Casagrande direttore del Corriere dell’Umbria

Dall’inviato GILBERTO SCALABRINI

Foligno, 6 sett. 2025 – Dodici giornali sottobraccio, sempre. Così camminava Ariodante Picuti, stringendoli forte come fossero parte di sé. È quell’immagine che ogni anno riaffiora, a ricordare l’uomo che del giornalismo aveva fatto missione: servizio, indipendenza, dignità.

Ieri pomeriggio, la sesta edizione del premio a lui intitolato ha acceso Palazzo Candiotti con l’atmosfera delle grandi occasioni. Nel salone d’onore, gli sguardi parlavano da soli: giornalisti di primo piano come Giuseppe Cerasa e Massimo Sbardella, autorità, quintanari, appassionati di buona informazione. Una comunità unita da valori che non invecchiano.

L’applauso più intenso è esploso quando Roberto Conticelli ha annunciato la nascita imminente dell’Associazione Dante Picuti e la proposta di intitolare a lui una via di Foligno. «Un riconoscimento meritato – ha sottolineato il presidente Domenico Metelli – che rappresenta il sentimento di tutto il popolo quintanaro». Sulla stessa linea anche il vice sindaco, Riccardo Meloni, assessore alla Quintana.

Regina della serata, Giorgia Cardinaletti: volto del Tg1, conduttrice Rai, giornalista cresciuta a Perugia, dove ha studiato e mosso i primi passi. Il suo nome entra in un albo d’oro che già brilla: Antonio Lubrano, Agnese Pini, Alessio Falconio, Ruben Della Rocca, Maurizio Molinari, Claudio Cerasa. Non solo premiati, ma custodi di un mestiere che resiste e si rinnova.

Accanto al premio principale, la giuria – Conticelli, Metelli, Giovanni Picuti, Fabio Luccioli e Manuela Marinangeli – ha voluto lanciare un segnale forte al presente: il riconoscimento speciale a Sergio Casagrande, direttore del Corriere dell’Umbria e delle testate sorelle di Arezzo, Siena e Maremma. Il suo nome ha scaldato la sala in un applauso spontaneo, sincero, a testimonianza di una stima che travalica le redazioni. Perché Casagrande, in tempi difficili per la carta stampata, non ha arretrato: ha innovato, ha dato voce ai territori, ha difeso i giornali come presidi culturali e sociali.

Commosso, ha ricordato Picuti senza enfasi, con la naturalezza delle cose vere: «Era una brava persona. In via Oberdan la porta del suo studio era sempre aperta: ti accoglieva, ti criticava, cercava soluzioni. Questo premio lo dedico ai miei colleghi, perché non si può essere direttore d’orchestra senza un’orchestra che suona». Poi l’affondo: «Non è vero che la carta stampata è morta. È quella che regala il contatto diretto con i lettori e le emozioni più grandi».

Ha rivendicato i risultati del Corriere dell’Umbria: «Abbiamo cambiato la foliazione, riportando il giornale al centro dell’attualità. È un quotidiano di servizio, vicino ai lettori».

Così, più che una premiazione, la cerimonia è diventata un patto: tra memoria e futuro, tra chi ha fatto grande questo mestiere e chi continua a crederci. Un messaggio che rinasce ogni anno: il giornalismo non è in disarmo, è una vocazione che chiede coraggio, integrità, visione.

 

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