
PERUGIA, 10 ott.- 2025 – Si è aperto davanti ai giudici della Corte d’appello di Perugia il nuovo processo per la tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), la struttura travolta da una valanga il 18 gennaio 2017 che costò la vita a 29 persone. L’aula Goretti era gremita: tra il silenzio e la commozione, i familiari delle vittime hanno preso posto indossando magliette con i volti dei propri cari.

L’udienza si è aperta con l’esposizione della relatrice, la giudice Carla Giangamboni, seguita dal rinvio disposto dal presidente della Corte, Paolo Micheli, al 17 novembre, quando il sostituto procuratore generale Paolo Barlucchi terrà la sua requisitoria. Nessuna nuova istanza è stata presentata dalle parti, ma la Corte si riserva di valutarne eventuali nella prossima sessione. Già fissate altre udienze per il 20, 24 e 27 novembre e per l’1 e il 4 dicembre.

Il nuovo giudizio – l’appello bis – è stato disposto dalla Corte di Cassazione il 3 dicembre scorso, quando i giudici supremi hanno annullato la sentenza della Corte d’appello dell’Aquila, ordinando un nuovo processo per sei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo, in precedenza assolti. In totale, gli imputati sono dieci: sei funzionari regionali accusati di disastro colposo e quattro amministratori locali imputati per omicidio colposo e lesioni colpose, reati oggi prescritti.
Nelle motivazioni della Cassazione si legge come «la mancata redazione della Carta località pericolo valanghe incide, quindi, precludendola, sull’attuazione e poi sull’attivazione dei successivi meccanismi di prevenzione del rischio», una lacuna che – secondo i giudici – avrebbe avuto un peso determinante nel sistema di protezione civile.
«Cerchiamo la giustizia, la verità la conosciamo già», ha dichiarato Gianluca Tanda, coordinatore del Comitato delle vittime e fratello di Marco, una delle vittime.
«In questo perimetro ben delimitato sono mancate tante figure, tra cui la Regione. Oggi finalmente è qui, e siamo contenti. Fin dall’inizio abbiamo puntato sulla Regione perché era la grande assente di questo processo. Ci sono voluti anni, ma la Cassazione ha riconosciuto che era necessario questo nuovo giudizio. Secondo noi, oggettivamente, delle responsabilità ci sono state».
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