
La prima giornata tra pensiero critico, arte e comunità
Narni, 11 ott. 2025 – Ieri Narni ha inaugurato la decima edizione del Festival della Sociologia con una giornata intensa e partecipata, che ha confermato, ancora una volta, come questo appuntamento non sia un semplice convegno accademico per addetti ai lavori, ma un vero e proprio spazio pubblico di confronto e condivisione.
Un luogo in cui “Sentirsi in società”, capace di coinvolgere studiosi, artisti, cittadini e istituzioni.
Tra i palazzi, i vicoli e i luoghi simbolo di Narni si è respirata una forte energia collettiva, centinaia di cuori che battono all’unisono, per un unico fine.
Sale gremite, eventi aperti e gratuiti, un dialogo continuo tra la società civile e la comunità scientifica che ha toccato tante tematiche.
Non solo lezioni e riflessioni, ma anche letture, musica, cinema, fotografia, performance e momenti conviviali, per sottolineare che la sociologia si occupa della relazione, dell’esperienza condivisa, non è sapere accademico, ma una pratica viva di cambiamento sociale.
A dare il via alla decima edizione del Festival è stata Patricia Paperman, tra le più autorevoli sociologhe francesi, in collegamento da Parigi, che con il suo intervento “La cura, una prospettiva critica?” ha aperto il dibattito sul ruolo della “care” nelle società contemporanee, intrecciando etica femminista, sentimenti e responsabilità collettiva.
Un’apertura che, è subito entrata nel vivo del tema di questa edizione ‘Sentirsi in società. Attenzione, Cura e Sostenibilità’: una riflessione rigorosa, ma vicina ai bisogni concreti delle persone.
Sempre al Teatro Manini, grande emozione anche per “Caro Babi”, il musical reading del coro Le Musiquorum, diretto da Maria Grazia Campus, con la collaborazione della sociologa Francesca Cascino.
Storie vere, raccontate con delicatezza e ironia, raccolte in collaborazione con Nosotras Onlus.
Un intreccio di parole, canti e testimonianze che hanno descritto il vissuto delle donne migranti, il percorso, molto spesso a ostacoli, di chi arriva nel nostro paese per trovare pace e lavoro, intercettando i bisogni delle nostre famiglie ed assistendo le nostre persone care.
Una narrazione delicata, ma potente che ha toccato le corde emotive dei presenti.
Il Festival ha poi reso omaggio a Franco Ferrarotti, principale esponente della sociologia italiana scomparso di recente, con un panel che ha visto protagonisti sociologi come Marxiano Melotti, Roberto Cipriani e Paolo De Nardis.
Un ricordo intenso, che ha restituito l’immagine di una disciplina critica e impegnata, come lo stesso Ferrarotti l’aveva concepita.
Nel pomeriggio non è mancato il cinema, con un puntuale sguardo al sociale, con la proiezione del corto “Vie di fuga” di Michela Carobelli, cortometraggio girato all’interno della Casa Circondariale di Terni con finanziamento della Cassa delle Ammende
Il corto è stato scritto, girato e montato insieme agli studenti ristretti della Casa Circondariale di Terni, ed è il risultato finale di due dei laboratori (corso audiovisivo e corso di montaggio) attivati dall’Ipsia “Sandro Pertini” di Terni nell’ambito del Progetto CER-CAR-E
Un lavoro di forte impatto, che ha mostrato come i percorsi educativi e creativi possano aprire nuove strade di speranza e reinserimento.
A completare la ricca prima giornata, l’incontro al San Domenico con il fotografo Gianni Fiorito, collaboratore storico di Paolo Sorrentino, e non solo, presentato insieme ai curatori del volume “Lo sguardo attivo”.
Un dialogo stimolante che ha messo in luce la fotografia come forma di attivismo e partecipazione sociale, con un Fiorito che non si è risparmiato, di fronte ad un platea numerosa e curiosa.
In serata, spazio alle contaminazioni tra linguaggi con “Metamorfosi sociologiche tra letteratura e musica”: voci di accademici e giovani ricercatori si sono alternate alla musica della Salt Street Band, un gruppo musicale formato da docenti di Scienze politiche dell’Università la Sapienza. Un incontro creativo che ha unito passione, ricerca e performance artistica.
Il tutto è andato in scena in luoghi iconici, che hanno reso la giornata ancora più speciale.
Dal consueto cuore pulsante, il Teatro Manini al fascino ritrovato di Palazzo Capocaccia, oggi trasformato in Ostello-Casa dello Studente “Domus Narni” e Ristoro Contemporaneo ‘Hortus 74’, luogo di memoria e incontro, che con la sua terrazza panoramica ha regalato momenti di convivialità e riflessione collettiva.
Nella prima giornata ha trovato spazio anche la tradizione culinaria, con la ‘Legacciola’, iniziativa nata in sinergia con i ragazzi dell’associazione ‘Il Faro’ di Narni.
Un pranzo semplice e simbolico servito con un fazzoletto, come avveniva un tempo nei campi (oggi ricamato con il logo festival della sociologia) a sottolineare il legame tra cultura, lavoro e territorio.
L’ incipit del Festival ha dimostrato che Narni non è solo cornice, ma protagonista attiva: la città accoglie e rielabora i contenuti, trasformandosi in un laboratorio sociale a cielo aperto.
La partecipazione appassionata di cittadini, studenti, operatori culturali e studiosi ha reso tangibile il senso profondo di questa decima edizione.
La sociologia non è una disciplina distante, ma un sapere analitico, vivo, attuale, per comprendere e trasformare la realtà.
Dopo una tale partenza, con una moltitudine di eventi eterogenei, c’è molta attesa per la seconda giornata, in programma sabato 11 ottobre.
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