Terni, 9 gennaio 2024 – Venerdì 12 gennaio alle ore 17, presso la Biblioteca Comunale, continuano le conferenze di carattere divulgativo e scientifico del Gruppo Archeologico D.L.F. di Terni.

In prosecuzione con il progetto diacronico iniziato lo scorso anno sull’archeologia e la storia dell’Umbria meridionale, il tema trattato quest’anno, che interesserà le prime cinque conferenze, si concentrerà sul territorio in esame durante il primo millennio a.C., periodo in cui inizia il processo formativo delle future compagini etniche italiche.

Il quarto relatore chiamato ad intervenire sarà Enrico Benelli, archeologo, già funzionario della Soprintendenza delle Marche, ricercatore presso il CNR ed ora Professore di Etruscologia ed Antichità Italiche presso l’Università di Roma Tre, che con la sua relazione “L’Umbria meridionale e la Sabina in età preromana”, cercherà di farci comprendere come la realtà ternana dei Naharki era fortemente connessa con le zone limitrofe della Sabina tiberina, area da cui provengono i maggiori dati archeologici su questa popolazione italica, basti pensare alla grande necropoli di Eretum e al centro di Cures da cui hanno origine, secondo la tradizione storiografica, i primi Re di Roma.

Proprio in riferimento ai rapporti con Roma e con il Lazio è bene ricordare che la formazione molto precoce di centri urbani è caratteristica dell’area medio-tirrenica e soprattutto, nel caso dell’Etruria, tali centri possono avere dimensioni notevoli, paragonabili a quelle delle più grandi città dell’intero mondo mediterraneo.

Altre aree d’Italia (come l’Umbria e la Sabina) seguirono percorsi diversi, con insediamenti più piccoli e fitti, e senza la formazione di centri egemoni; l’assetto politico che ne emerse fu di tipo profondamente diverso rispetto agli Stati urbani, con una miriade di realtà territoriali di limitata estensione che potevano ricomporsi a seconda delle circostanze in entità etniche regionali, la cui consistenza tendeva a essere fluttuante nel tempo.

La società aveva struttura molto più semplice, con un vertice forse di carattere ereditario, al di sotto del quale era una massa priva di distinzioni sensibili al suo interno. Verso la fine del VII secolo a.C. il processo formativo sembra essere giunto a maturazione; la fase arcaica (VI-V secolo a.C.) rappresenta quasi ovunque il momento meglio documentato sia in area Sabina che a Terni.

Tutte le culture regionali, caratteristiche dei vari popoli, sono ormai chiaramente stabilizzate, con l’eccezione di un’ampia fascia diagonale che corre fra le Marche e l’interno della Campania, dove si osserva una frammentazione in piccoli cantoni autonomi (ad esempio quello assegnabile ai Naharki: “quelli del Nera”), più o meno legati fra di loro da alcuni elementi comuni.

È probabile che questa evidenza archeologica sia il risultato di una situazione ancora fluida, nella quale le identità politico-culturali potevano mutare a breve termine come forse avvenne nell’area ternana e reatina. In conclusione, prendendo in esame la documentazione archeologica proveniente dagli abitati e dalle aree funerarie, il relatore si addentrerà nella storia più antica della Sabina tiberina, cercando di cogliere il caleidoscopio di legami con i comparti territoriali limitrofi, primo fra tutti l’area ternana, polo intermedio tra Tirreno e Adriatico.

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